L'Unione e i fondi europei. L'Italia tra sprechi, inefficienze e frodi.

di Matteo Lombardi 01/06/2017 ECONOMIA E WELFARE
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Sei delle otto indagini concluse dall'Ufficio europeo antifrode (Olaf) sull'utilizzo dei fondi europei in Italia, nel 2016, hanno portato a raccomandazioni finanziarie (restituzione delle risorse) o giudiziarie. L'Italia con 6 casi chiusi con raccomandazioni è al quarto posto, dopo Romania e Ungheria (11 ciascuna) e Polonia (8).

La classifica che vede al primo posto per frodi, sprechi e einefficienze fra i pesi più ricchi dell’Unione in materia di utilizzo deo fondi dell’Unione, emerge dal rapporto sulle attività del 2016 presentato mercoledì 31 maggio dal direttore dell'Olaf Giovanni Kessler. In tutto l'Olaf lo scorso anno ha chiuso 141 indagini tra Paesi Ue e tutti quelli che nel mondo ricevono fondi Ue, e 77 hanno portato a raccomandazioni. Analizzando le tendenze generali dei casi, si vede che il settore degli appalti pubblici resta quello privilegiato, spesso sono crimini a carattere transnazionale, che vedono l'utilizzo di conti off-shore, legati anche al fenomeno della corruzione. Ma negli ultimi anni si sono viste aumentare le frodi nel campo di sovvenzioni per l'impiego di università e istituti di ricerca. Per quanto riguarda le frodi doganali, un'area di profitto resta l'evasione dei dazi anti-dumping.

Il rapporto è stato presentato a latere dle bilancio complessivo che l’Unoone desitnerà ai fondi comunitari per progetti di investimenot e crescita nei 27 paesi dell’Unione.

 Lavoro, formazione giovanile, Corpo europeo di solidarietà, accoglienza migranti, sicurezza: sono alcune delle voci che trovano riscontro nel progetto di bilancio per l’esercizio 2018 che la Commissione Ue ha presentato oggi, prevedendo impegni per 161 miliardi di euro. Günther Oettinger, commissario per il bilancio, afferma: “Con questo bilancio vogliamo raggiungere il giusto punto d’equilibrio tra la necessità di onorare gli impegni che abbiamo assunto in passato riguardo a importanti programmi dell’Ue e quella di affrontare le nuove sfide che si presentano. Cerchiamo di far sì che un numero maggiore di giovani europei possa trovare lavoro e di aumentare gli investimenti chiave messi in campo. La volontà di dimostrare risultati tangibili e di fare la differenza nella vita quotidiana dei cittadini europei continua a essere il motore di tutte le iniziative dell’Unione”.

 Il bilancio, che si aggira come sempre attorno all’1% del Pil comunitario, passa ora per competenza a Parlamento e Consiglio Ue e dovrà essere varato entro la fine dell’anno. Tra le incognite dei conti alcune spese aggiuntive a favore dell’occupazione giovanile e i negoziati per il Brexit, con gli impegni finanziari pluriennali a suo tempo assunti dal Regno Unito e ora a rischio.

 I fondi

Dal 2016 la Commissione Europea finanzia due importanti progetti di ricerca triennali diretti a studiare la percezione pubblica dei fondi strutturali e l’influenza che questi esercitano sull’opinione che i cittadini hanno dell’UE. Il primo, Perceive, vede come capofila l’Università di Bologna, mentre il secondo, Cohesify, annovera tra i partner il Politecnico di Milano.

Tra i principali aspetti messi sotto la lente d’ingrandimento figurerà anche la sfiducia da record verso le politiche di coesione che dilaga nell’opinione pubblica italiana.Nonostante il nostro paese sia secondo per quantità di risorse ricevute, le ricerche demoscopiche effettuate dall’Eurobarometro quantificano in appena il 41% (i dati sono aggiornati al 2015) la quota di cittadini che giudicano positivamente l’impatto dei fondi strutturali sul loro territorio. È il valore in assoluto più modesto registrato nei 28 paesi membri, a fronte di una media europea del 75%. Addirittura, solo il 5% degli italiani dichiara di aver percepito i benefici diretti di un progetto finanziato da Bruxelles.

In pratica i benefici e i risultati degli interventi non sono divulgati con sufficiente chiarezza o efficacia. Peggio: sono spesso oggetto di informazioni inesatte o del tutto fuorvianti.

I benefici e i risultati degli interventi non sono divulgati con sufficiente chiarezza o efficacia. Peggio: sono spesso oggetto di informazioni inesatte o del tutto fuorvianti

Solo il 34% dei cittadini europei dichiara, infatti, di conoscere almeno un progetto finanziato dai fondi europei (il 43% in Italia).

E’ evidente che esiste una netta discrepanza tra la realtà degli investimenti dell’Unione e dell’effettiva loro coprensione e ocnoscenza da parte die cittadini e le molte voci, spesso destituite di ogni fondamento veritiero che “martellano”, a scopi spesso elettoriali o di ricerca del consenso, l’opinione pubblic in materia di inefficienze e presunta “voracità” di Bruxelles nei confronti dei Paesi e dei cittadini dell’Unione.

Occorrerebbe ad esempio spiegare da parte dei media che le inefficienze e gli sprechi, di cui noi italiani siamo “protagonisti” a proposito dei fondi da impiegare in progetti di sviluppo e crescita, sono quasi sempre dovuti alle burocrazie regionali. Le nostre Regioni fanno purtroppo da capofila in questa classifica dell’incapacità a saper indirizzare i milioni di euro che Bruxelles mette a disposizione.

Migliorare la comunicazione dei progeti di investimento europei, migliorarne la loro realizzabilità a livello locale con lo snellimento e l’efficienza della burocrazia aiuterebbe senza dubbio a far salire verso livelli più positivi l’asticella della percezione e della fiducia che i cittadini europei nutrono nei confronti delle istituzioni dell’Unione


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